Storia

Sono poche le notizie effettivamente attendibili sulla storia di Alfano: ci sono delle storie tramandate dagli anziani che vorrebbero che sulle pendici del monte Centaurino esistesse una grossa città che costeggiava la sponda sinistra del fiume Faraone, dalle pendici del monte fino all'attuale Roccagloriosa.In seguito alla distruzione di questa città, secondo alcuni per un catastrofico terremoto, secondo altri a causa di una guerra, i superstiti si sarebbero divisi tra l'attuale Rofrano e Alfano. Questa notizia acquista una certa credibilità se si pensa che alcuni luoghi sulle falde della montagna portano il nome di contrada di questa vecchia città; si ricorda San Leo, dove c'era una Chiesa dedicata a San Leo, "Torretta" dove dovevano esserci gli accampamenti dei soldati ed era il luogo posto molto in alto per avvistare i nemici "Pantano delle monache" dove doveva esserci un nucleo di abitanti.Vi è poi un'altra leggenda che cerca di spiegare l'origine di Alfano, secondo la quale in questo luogo sono venuti ad insediarsi gli abitanti di alcune città costiere, distrutte dai pirati, che avevano nome Malpa e Pixus, di cui si sono perse le tracce, che dovevano essere situati: la prima alla foce del fiume Mingardo-Faraone; la seconda alla foce del Bussento.
Queste popolazioni potrebbero aver risalito il fiume fino a trovare un luogo sicuro dove fermarsi al riparo da ulteriori attacchi nemici.La prima notizia effettivamente attendibile riguardante Alfano la troviamo nei Registri Angioini dove si afferma che gli abitanti di questo luogo avevano nascosto tre fuochi per cui dovevano pagare una multa di 22 tari e mezzo. Il 4 Febbraio 1946 Re Ferrante II concesse a Giovanni Caraffa, nobile napoletano, il territorio di Alfano insieme a quello di Policastro, S.Giovanni a Piro, Bosco e Torre così come li aveva posseduti Antonello de Petrtiy che era stato decapitato. Nel 1561 Muzio Dal Verme denunziò la morte del padre che aveva Alfano in feudo. Nel 1566 G. Battista Carrofa, conte di Policastro, rinunziò alla lite mossa contro di lui da Muzio Del Verme, circa la giurisdizione di Alfano. Risulta che nel 1588 Alfano fu acquistata da Paolo Brancaccio.
Nel 1619 il Viceré Duca d'Ossuna diede l'assenso alla vendita fattane da Scipione Brancaccio al dott. G. Andrea Vernallo di Campagna, per ducati 9500, il quale vi rinunciò a favore del figlio. Costui vendette poi il Feudo a Diego vitale di Cava per ducati 10500 nel 1624. Nel 1669 era in possesso di G. Andrea Bernalla, famiglia che lo possedeva ancora nel '700. Fin qui le origini storiche. Merce di scambio da un feudatario all'altro, Alfano visse la storia politica, sociale, culturale, economica del Cilento, al quale appartiene, del periodo borbonico, rivoluzionario, risorgimentale, contribuendo col sangue dei propri figli a migliorare le condizioni sociali, culturali, economiche e morali del Mezzogiorno d'Italia.
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